L’inferno di Auschwitz nel ricordo di Piero Terracina

Con toccante sforzo emotivo, Piero Terracina, unico sopravvissuto della sua famiglia al lager di Auschwitz, ha testimoniato il dolore e l’orrore della persecuzione nazista contro gli ebrei in due incontri a Monte San Giusto e Tolentino. Entrambi sono stati organizzati nell’ambito delle manifestazioni celebrative “Dal 25 aprile al 2 giugno – Dalla Liberazione alla Costituzione”. A Monte San Giusto, nella sala consiliare, erano presenti il sindaco Mario Lattanzi, il presidente del Consiglio provinciale Umberto Marcucci, il vicepresidente Giulio Pantanetti e i consiglieri provinciali Augusto Ciampechini e Fabio Corvatta. Buona parte del pubblico era inoltre rappresentata dagli studenti dell’Università di Macerata, accompagnati dal prof. Angelo Maria Ventrone. A Tolentino, nella sala del cineateatro Don Bosco, Terracina ha incontrato gli studenti delle scuole cittadine. Cresciuto a Roma ma con una radice anche marchigiana (la famiglia materna veniva da Ancona), Terracina conobbe l’inizio della persecuzione nel 1938, quando la maestra, in un’improvvisa mattina, lo cacciò dall’aula a seguito dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Dopo nel 1944 la deportazione, con tutta la famiglia, ad Auschwitz. Nella sua commossa e commovente testimonianza, Terracina, presentato in entrambi gli incontri da Serena Sileoni, ha raccontato – per quel che è possibile – il quotidiano inferno del lager, in cui ai deportati era tolta la stessa dignità, oltre che il desiderio e la forza, di vivere. Inferno da cui egli è riuscito a tornare forse proprio per compiere una missione che da anni lo tiene impegnato: testimoniare ai più giovani cosa è accaduto girando in lungo e in largo per le scuole italiane, per far sì che possa perpetuarsi una memoria di seconda generazione necessaria a fare del dolore un’esperienza da cui imparare una volta per sempre.Gli eventi personali di Terracina si sono quindi allacciati agli eventi storici, ad esempio alle leggi razziali, di cui Terracina ha ricordato le parti più infami, alla occupazione di Roma, alla fine della guerra e infine alla liberazione, che per i sopravvissuti non riuscì ad essere un giorno di festa, poiché troppo umanità e troppa speranza era ormai stata tolta loro..

Contenuto inserito il 13/05/2010

L’inferno di Auschwitz nel ricordo di Piero Terracina

Con toccante sforzo emotivo, Piero Terracina, unico sopravvissuto della sua famiglia al lager di Auschwitz, ha testimoniato il dolore e l’orrore della persecuzione nazista contro gli ebrei in due incontri a Monte San Giusto e Tolentino. Entrambi sono stati organizzati nell’ambito delle manifestazioni celebrative “Dal 25 aprile al 2 giugno – Dalla Liberazione alla Costituzione”. A Monte San Giusto, nella sala consiliare, erano presenti il sindaco Mario Lattanzi, il presidente del Consiglio provinciale Umberto Marcucci, il vicepresidente Giulio Pantanetti e i consiglieri provinciali Augusto Ciampechini e Fabio Corvatta. Buona parte del pubblico era inoltre rappresentata dagli studenti dell’Università di Macerata, accompagnati dal prof. Angelo Maria Ventrone. A Tolentino, nella sala del cineateatro Don Bosco, Terracina ha incontrato gli studenti delle scuole cittadine. Cresciuto a Roma ma con una radice anche marchigiana (la famiglia materna veniva da Ancona), Terracina conobbe l’inizio della persecuzione nel 1938, quando la maestra, in un’improvvisa mattina, lo cacciò dall’aula a seguito dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Dopo nel 1944 la deportazione, con tutta la famiglia, ad Auschwitz. Nella sua commossa e commovente testimonianza, Terracina, presentato in entrambi gli incontri da Serena Sileoni, ha raccontato – per quel che è possibile – il quotidiano inferno del lager, in cui ai deportati era tolta la stessa dignità, oltre che il desiderio e la forza, di vivere. Inferno da cui egli è riuscito a tornare forse proprio per compiere una missione che da anni lo tiene impegnato: testimoniare ai più giovani cosa è accaduto girando in lungo e in largo per le scuole italiane, per far sì che possa perpetuarsi una memoria di seconda generazione necessaria a fare del dolore un’esperienza da cui imparare una volta per sempre.Gli eventi personali di Terracina si sono quindi allacciati agli eventi storici, ad esempio alle leggi razziali, di cui Terracina ha ricordato le parti più infami, alla occupazione di Roma, alla fine della guerra e infine alla liberazione, che per i sopravvissuti non riuscì ad essere un giorno di festa, poiché troppo umanità e troppa speranza era ormai stata tolta loro..

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